mercoledì 25 marzo 2009

Internet vs Stampa ai tempi della crisi

La voce circolava da tempo.. nemmeno poco, più o meno da quando il personal computer è entrato nelle redazioni e come un organizzatore in carne ed ossa ha cambiato i modi, le forme, gli usi e le abitudini.. spazzando via con la sua superiorità tipografi, compositori, fattorini.. ma i giornalisti no.. o almeno non subito.. non finché la pubblicità ha preferito riversare le proprie grazie nelle più economiche radio e tv, ma nemmeno lì totalmente, ancor più a metà anni novanta con l'arrivo di internet.. e qualche piccolo e deriso Nostradamus allora sì, a quel punto l'aveva prevista la morte della stampa, ma si sa, nemo profeta in patria. Il giorno19 Marzo 2009 il giornalismo perde una grande battaglia: il più longevo quotidiano di Seattle si è arreso: il Post Intelligencer perde la propria fisicità (e tante firme) per approdare on-line. Unicamente on-line.
Qualcuno già ricordava la canzone dei The Buggles “Video killed the radio star” e la trasformava in “Internet killed the press star”..
Perchè questo? Perchè internet sembra aver spodestato i grandi colossi centenari della carta stampata? Nell’era corrente tutto sembra essere una corsa contro il tempo, l’informazione celere è diventata un must, la gratuità sembra d’obbligo; ognuno si sente legittimato a poter scrivere, riportare un fatto, un’opinione e ricamarci su con foto, video, scritte: questa è la sua chiave e al contempo la sua pecca: internet è un fenomeno che si sta evolvendo ed espandendo, sempre più alla portata di tutti, è l’informazione libera di e per tutti, ma essendo di tutti, la qualità viene meno. Sì, la crisi c’è, è palese e sarebbe ipocrita negarlo; il rapporto del Pew Research Center for Excellence in Journalism di Washington parla chiaro: quotidiani -“mostri” in bancarotta, entrate pubblicitarie pressoché inesistenti e lettori in diminuzione e sempre più anziani.
E’ dunque giunto l’ultimo atto per la stampa?Dobbiamo cominciare ad abituarci all’idea di non andare più in edicola e di non poter stringer fra le mani quei grandi fogli carichi dell’odore fresco dell’inchiostro? Non lo vedo possibile: il mare di cui si compone internet è sì immenso e placido, ricco nelle sue nature, ma si limita ad essere notizia; la stampa e i suoi giornalisti sono ben di più: sono l’entità tangibile dell’esperienza e degli occhi che sanno catturare e sanno vedere le notizie, che con il solo ausilio di parole meditate e sapientemente scelte aiutano il comune lettore a riflettere e meditare, per poi prendere coscienza di nuovi, propri e unici pensieri. Con questo, il “mostro Internet” non può competere: esso odora solo del copia e incolla di scarne e vuote frasi, che riecheggiano di sito in sito con la stessa povertà, in quanto figlie della rapidità.

mercoledì 11 marzo 2009

il cambio di formato in Repubblica

"La crisi invade i quotidiani", così dicono, o questa è la scusa migliore scelta. Dopo il numero di pagine già drasticamente ridotto, Repubblica riduce anche il proprio formato. Motivazione ufficiale: progettto di modernizzazione e semplificazione per il benificio dei propri lettori; scopo: un quotidiano più leggero e comodo. Dal giorno 4 c.m. Repubblica si presenta con vesti diverse: da 47 a 44 cm di altezza, ma larghezza invariata a 31,5 cm; sempre tanto spazio alla pubblicità e caratteri leggermente più grandi, con conseguente riduzione di lunghezza per gli articoli... mah!Sembra che qualche luminare all'interno del giornale creda che i lettori siano felici di comprare il quotidiano e trovarvi sempre di MENO..meno pagine, meno carta, meno parole.. dobbiamo aspettarci anche meno qualità? Se Repubblica avesse cambiato drasticamente il proprio formato passando a quello tabloid, ovvero riducendo anche la propria larghezza di 4 cm avrei accettato di più la scelta del giornale di proclamarsi a favore della praticità di lettura dei propri affezionati; tali infatti non sembrano avere apprezzato questo nuovo format. Il tutto mi appare come un' infelice e mal riuscita prova di modernizzazione atta ad accattivarsi qualche nuovo o sporadico lettore, celata banalmente dietro la cara crisi; crisi economica che sembra sempre spiegare ogni atto recente del mondo. Qui è manifestata solo la crisi di Repubblica che fatica ad accettare il calo delle proprie vendite. Ma non è questa la strada giusta.